martedì 18 dicembre 2012

La Danza Haka


Al mondo vi sono i bambini che allietano i loro pomeriggi  leggendo qualche topolino o guardando le serie tv dei classici Disney; prima di andare a letto questi stessi bambini pregano il genitore di leggere loro una favola, sono favole che narrano di imprese eroiche e di principi azzurri che salvano la principessa dal fato crudele. Questi stessi pargoli poi si addormentano felici alla fine della favola perché il bene trionfa contro il male. Poi, però, ci sono altri bambini a cui non interessano minimamente le avventure di topolino, né che la principessa abbia un bel vestito rosa da sfoggiare al ballo, né tantomeno si addormentano felici alla fine del racconto perché hanno mille domande in testa: perché il Drago è stato inserito nella favola? Perché spesso si parla di castelli abbandonati, viaggi inaspettati e poteri magici? In breve com’è che una favola ha inizio? Quale storia c’è dietro la favola? E con queste domande ebbe inizio la fine. Questi stessi bambini, animati dalla curiosità di scoprire le radici del sapere, non si soffermano a leggere i topolino o a guardare cartoni animati in TV ma passano  a vedere i documentari, di qualsiasi tipo e genere per avere una visione più ampia del mondo. Poi questi stessi bambini diventano adolescenti, ai quali non basta più il documentario in TV per dissetare la propria sete di Sapere. Cosa fare in questi casi? Si passa così alla lettura di testi storico-antropologici o letteratura odeporica. Ma spesso non basta la letteratura, serve un’esperienza diretta per rendersi conto del reale e delle differenze. È in questo momento che si sceglie il Viaggio come strumento di conoscenza e di sapere. È questo che noi, autrici della rubrica, abbiamo scelto.
Il Viaggio e la Letteratura sono due elementi inscindibili dalla nostra curiosità e sete di Sapere. Spesso accade che leggendo un libro ci poniamo delle domande e prendiamo le valigie e partiamo per un luogo per toccare con mano quella realtà, ma questo non significa che non possa accadere anche il contrario. Allora la domanda di partenza che ci poniamo sempre è “i comportamenti, gli atteggiamenti culturali e le espressioni linguistiche sono tutti elementi che hanno una forte stratificazione storica. Qual è quindi la loro Storia?”. Da questa unica domande se ne possono trarre un’infinità ma per ora ci limitiamo a questa e a introdurvi la rubrica Lo sapevate che… volta a condividere, con chi vorrà, tutte gli elementi poco o molto conosciuti di un paese: dal ruolo della musica nella rivoluzione culturale maoista, alle pratiche religiose dell’Europa pagana; dalle storie dei primi gruppi anarchici italiani negli Stati Uniti, a fenomeni linguistici stravaganti nelle lingue germaniche; dalle pratiche religiose sessuali di alcune sette shintoiste all’architettura gotica di Budapest; dai commerci un tempo floridi di Timbuktu alle danze tradizionali di un popolo.
Lo sapevate che… vuole stimolare la curiosità di ognuno di voi per la storia e la cultura di tutti i popoli.


Giusto stamattina ho visto un documentario sulla Nuova Zelanda e hanno parlato dei All Blacks, la Nazionale di rugby del New Zealand, i quali intonano un canto prima di ogni partita e contestualmente intimoriscono l’avversario con una vera e propria danza che porta il nome di “Haka”.  Originariamente non è stata di certo creata per scopi quali il rugby dai Māori, popolazione autoctona della Nuova Zelanda, ma per loro era una danza molto versatile e utile ad esprimere diversi stati d’animo anche fra di loro contrapposti. È una danza suonata solo con il corpo, con tutti gli strumenti che la Natura ci ha fornito: gambe, piedi, mani, lingua e voce; con questi i Māori intonava lo stesso canto Haka (Ha = respiro, Ka= vita) per intimorire gli avversari in una guerra, oppure per esprimere momenti di passione e vigore nel proprio villaggio. Per capire appieno la sua versatilità è forse più idoneo citarvi l’asserzione dell’antropologo A. Armostrong  “La Haka […]è, al suo meglio, un messaggio dell'anima espresso attraverso le parole e gli atteggiamenti.”

Luthien Cangemi
Maria Roberta Enea

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