martedì 8 gennaio 2013

La Battaglia di Poltava


Battaglia di Poltava
28 Giugno 1709

Lo zar Pietro I il Grande sconfigge le truppe di Carlo XII segnando il declino della potenza svedese.
Fu denominata come Campagna di Poltava una serie di battaglie combattute nel 1709, nei pressi di Poltava, tra l'esercito svedese guidato dal re Carlo XII di Svezia e quello russo guidato da Pietro il Grande, durante la Grande guerra del nord. La campagna si concluse con la vittoria dell'esercito russo e questo ribaltò le sorti della guerra, fino a quel momento favorevoli all'Impero svedese, poi vinta dall'Impero russo. Infatti, dopo quella sconfitta, la Svezia ne accusò altre, fino alla disfatta definitiva nel 1718, .
La situazione Baltica visse sull'alternanza al potere delle nazioni racchiuse tra le coste orientali della Danimarca, fino a quelle occidentali delle attuali Lettonia, Estonia e Lituania. Protagoniste di primo piano furono, nel periodo antecedente alla battaglia di Poltava, la Svezia e la Russia mentre tra le comprimarie vi erano Danimarca, Prussia e Polonia.
La Svezia aveva consolidato la sua potenza e il suo prestigio a partire dall'ingresso nella guerra dei trent'anni del re luterano Gustavo Adolfo nel 1630, che, nel tentativo di arginare l'imperatore Federico II, trovò vittoria e morte combattendo nella battaglia di Lutzen contro il Wallenstein(1632), dopo aver sbaragliato a Lipsia l'esercito di Tilly.
La politica di espansione di Gustavo Adolfo venne interrotta per l'ascesa al trono della figlia Cristina, che si dedicò al consolidamento della Svezia quale potenza dominante nell'area baltica e oltre. In effetti, i domini della corona svedese si erano allargati alle città tedesche di Brema , Stettino e Stralsund, senza contare i territori di Finlandia, Carelia, Livonia, Estonia e Ingria che ne completavano l'assetto territoriale. L'espansione svedese venne favorita anche dalla diplomazia francese, che sperava di aver trovato un argine alla Germania e all'Impero, ma che comunque riservava dei dubbi sulle effettive potenzialità di un paese relativamente povero e con solo un milione e mezzo di abitanti.
I successori di Cristina dissiparono ogni dubbio sulle capacità del paese scandinavo. Carlo X, negli anni che vanno dal 1654 al 1660, sconfisse la coalizione di Polonia, Danimarca, Brandeburgo e Russia; Carlo XI rafforzò l'assolutismo in Svezia, inoltre riformò esercito e legislazione, mentre toccò a Carlo XII, nel 1697, riconfrontarsi sul campo contro la vecchia coalizione di nemici. Il giovane regnante scandinavo si rivelò assai deciso sconffiggendo i russi a Narwa e i danesi di Federico IV, inoltre depose il re di Polonia Federico II, ponendovi al suo posto il futuro suocero di Luigi XV di Francia, Stanislao. Per completare il quadro mancava solo la sconfitta definitiva dell'avversario più minaccioso: la Russia dello Zar Pietro il Grande.








Battaglia di Poltava - Situazione politica in Europa
Nonostante la netta sconfitta di Narwa (1700) Pietro il Grande era ben lungi dall'essere sconfitto definitivamente. Divenuto Zar nel 1697, Pietro I Romanov aveva consolidato la potenza russa sul Mar Nero(estromettendo quella turca) con la conquista di Azov, aveva consolidato le frontiere orientali respingendo le saltuarie offensive delle popolazioni della steppa e aveva iniziato il processo di modernizzazione burocratica dello stato russo, nel tentativo di "avvicinarsi" alle potenze occidentali.
Dopo la già citata presa di Azov(1696), lo Zar si accordò con il sultano turco per un accordo trentennale di tregua, che gli diede la possibilità di organizzarsi per fronteggiare meglio la minaccia svedese. Prese d'assedio la città svedese di Narwa con 40.000, ritenendo che le truppe di Carlo XII avrebbero impiegato molto tempo prima di superare i danesi e di giungere in soccorso degli assediati: Ma con sua grande sorpresa 8.000 svedesi giunsero, protetti anche da una tempesta di neve che ne occultò l'arrivo, a soli 9 km dalle truppe russe, prima che queste riuscissero a prendere la città. Nonostante l'incredibile disparità numerica tra i due eserciti, gli svedesi riuscirono a mettere in fuga i russi, portando i due regnanti a due conclusioni diametralmente opposte: lo Zar ebbe dimostrazione dell'estrema efficienza militare svedese; Carlo XII iniziò a sottovalutare pesantemente i Russi considerandoli deboli ed obsoleti militarmente.
La vigilia della battaglia
Nel momento in cui Carlo XII riprese le attività militari contro Federico II, sovrano di Polonia e Sassonia, lo Zar Pietro sfruttò il tempo concessogli per riorganizzarsi e conquistare i territori all'estuario della Neva, oltre a saccheggiare la città di Narwa. Una volta che anche Federico II venne sconfitto, i russi si trovarono da soli a dover combattere contro gli svedesi. Pietro il Grande decise di iniziare un lento ritiro delle proprie truppe dalle zone appena conquistate, lasciando "terra bruciata" agli svedesi che nel frattempo si erano fermati in Slesia.
Nella stessa Slesia la permanenza svedese ebbe breve durata, viste le ripetute incursioni tartare ordinate dallo Zar al confine tra la Russia e la Slesia stessa, ma soprattutto perchè la Slesia era ancora un territorio imperiale. Per non crearsi "noie" aggiuntive, Carlo XII decise di muovere verso il fiume Vistola, nel 1707, seguito da 24.000 cavalieri e 20.000 fanti. Il primo bilancio di questa spedizione in terra russa comportò la conquista di Grodno in inverno e l'avanzamento fino a Minsk ai primi di Giugno. Da questa posizione mosse verso il villaggio di Borisov, dove riuscì a distruggere letteralmente un esercito di ben 16.000 russi che gli si era opposto. Il giorno 8 Luglio dello steso anno, Carlo XII era già accampato sul Dnepr, nei pressi della città di Mogilev, in attesa del generale Lowenhaupt con i suoi 16.000 uomini e soprattutto con i suoi 7.000 carri di rifornimenti, indispensabili vista la tattica della "terra bruciata" adoperata dai russi, che rischiava di far morire di fame l'esercito scandinavo.
Nel frattempo, a Mogilev, Carlo XII ricevette in udienza anche il capo elettivo dei Cosacchi, Mazepa, che prometteva i frutti dei ricchi raccolti cerearicoli dell'Ucraina e il supporto militare di 30.000 cosacchi , se il re svedese avesse appoggiato la causa dell'indipendenza ucraina contro lo Zar. In un primo tempo sembra che l'offerta non fosse seriamente presa in considerazione da Carlo, ma quando i rifornimenti di Lowenhaupt tardarono ad arrivare, le truppe svedesi ricevettero l'ordine dal loro sovrano di muovere verso sud, ossia verso i ricchi raccolti ucraini.

Gli errori di Carlo XII
Caratteristica peculiare, e difetto congenito del re Carlo XII di Svezia, era basare tutta la sua tattica militare non su dati oggettivamente inconfutabili, quanto lasciarsi trasportare dalla fantasia.
Dopo aver posizionato il proprio campo ad Horki, Carlo calcolò che il generale Libeker avrebbe preso, con non troppa difficoltà, Pietroburgo attaccando dalla Finlandia, mentre il generale Lowenhaupt avrebbe raggiunto il re stesso con i suoi 7.000 carri pieni di viveri e munizioni. Mai, fino ad allora, previsione fu tanto errata. Libeker venne duramente sconfitto e ricacciato in territorio amico sino a Viborg, mentre le colonne di Lowenhaupt furono intercettate e distrutte dalle truppe di Pietro nei pressi di Propoisk. Solo nell'ultima sconfitta menzionata, gli svedesi lasciarono sul campo 8.000 uomini, 700 prigionieri e 17 cannoni.
Ma neanche queste notizie, portate dai pochi superstiti che raggiunsero l'accampamento del re, fecero calare l'inguaribile "ottimismo" di Carlo XII, che pensava di poter ancora contare sull'appoggio cosacco assicuratogli da Mazepa. Ma quando Baturin, la città più ricca di viveri della regione, fu presa dai russi e Mazepa giunse ad Horki con appena 2.000 cosacchi, il quadro fu veramente chiaro al re scandinavo.
La primavera del 1709 trovò gli svedesi a corto di approvvigionamenti, cosa che li costrinse a muoversi verso Poltava, piccola roccaforte nella quale i russi avevano accumulato una buona quantità di viveri e munizioni. A dispetto di quanto immaginato da Carlo, la resistenza della cittadina fu ferrea e lasciò il tempo allo Zar Pietro di arrivare in soccorso degli assediati. Lo Zar arrivò il 20 giugno e pose immediatamente il proprio campo fortificato in attesa dell'arrivo del suo avversario.
Il combattimento alla svedese
Tra il XVII e il XVIII secolo si verificarono, sui campi di battaglia europei, una serie di vittorie delle armate svedesi che segnarono una sorta di egemonia militare scandinava, con delle caratteristiche ben precise.
La piccola rivoluzione in ambito militare delle truppe svedesi risale a Gustavo Adolfo di Svezia. Egli per primo comprese che, il sistema detto "Nassau", in cui lunghe file di fucilieri si alternavano al tiro e alla ricarica eseguendo il fuoco a raffica, poteva diventare decisivo, e lo introdusse quale asse portante dell'addestramento delle fanterie del suo regno. Il "sistema Nassau" non fu l'unica novità introdotta da Gustavo Adolfo nell'esercito svedese. Bandì tutte le truppe mercenarie, guadagnando in affiatamento e affidabilità degli uomini; divise il regno in distretti, ognuno dei quali avrebbe fornito un uomo per l'esercito ogni dieci validi; si interessò in prima persona dell'addestramento ed equipaggiamento standard dei suoi reggimenti.
Inoltre, accostò ad ogni reggimento di fanteria una porzione di artiglieria leggera, detta "cannoni di cuoio", che doveva risultare rapida e veloce nel tiro almeno quanto i reggimenti che accompagnava. Un terzo della forza totale del reggimento era rappresentato dai picchieri e venne reintrodotto l'uso della carica della cavalleria, armata di sciabola e pistola. Dalla descrizione appena portata si evince come le modifiche introdotte da Gustavo Adolfo fossero quantitativamente e qualitativamente importanti. Gli eserciti svedesi, anche se di dimensioni ridotte, garantivano un fuoco a raffica che talvolta aveva cadenza doppia rispetto agli avversari; erano dotati una mobilità estrema, di una discreta coesione tra i reparti e soprattutto portavano ad un notevole risparmio di rifornimenti, soprattutto se paragonato a quanto precedentemente investito per gli obsoleti eserciti mercenari.

Le forze in campo
L'esercito russo poteva contare, prima della battaglia di Poltava, su ben 61 battaglioni di fanteria, 23 reggimenti di cavalleria e ben 100 cannoni a supporto dei 42.000 uomini totali a disposizione dello Zar Pietro I. Un particolare non trascurabile nelle file russe, era rappresentato dallo spirito nazionale, aumentato dopo la sconfitta di Narwa(risalente a nove anni prima) e rafforzato dall'energia della religione ortodossa, che dipinse come "eretico" l'invasore protestante svedese. Partiti in 44.000 dalla Svezia, gli scandinavi si ritrovarono solo in 24.000, compresi i cosacchi di Mazepa, a combattere per il re Carlo XII. Le linee svedesi potevano quindi contare su solo 24 battaglioni di fanteria e 41 di cavalleria, oltre ad una decina di cannoni. Fame, malattie e marce assai forzate, avevano decimato le truppe scandinave. Ma la netta inferiorità numerica non spaventò l'arrogante re Carlo XII, che proprio in situazioni come queste amava esaltarsi. A Poltava ,comunque, il suo "ottimismo" superò nettamente la misura, e l'aver pesantemente sottovalutato il valore militare russo gli costerà molto caro.
Le fortificazioni
Lo Zar Pietro il grande era sicuramente meno raffinato, dal punto di vista militare, del suo avversario svedese Carlo XII, ma non per questo era meno pragmatico.
In considerazione della superiorità scandinava dal punto di vista qualitativo, nessun particolare doveva essere lasciato al caso sul versante russo, a partire dalla scelta del campo di battaglia. Pietro il Grande posizionò il proprio accampamento subito davanti al fiume Vorskla, costringendo gli svedesi ad attraversare, per raggiungerlo, una parte di campo senza vegetazione posta tra due boschi di difficile transito. La fascia di terreno che avrebbero attraversato le truppe di Carlo XII, fu fortificata da Pietro con sei fortini in tronchi d'albero in linea orizzontale e altri quattro in linea verticale, in modo tale da creare una frattura obbligata nelle linee scandinave.
Un'ulteriore fattore giocava a favore e soprattutto all'insaputa dei russi: la ferita che Carlo XII subì in una scaramuccia precedente e che non gli consentiva di dirigere le operazioni delle proprie truppe nella loro interezza.
Il terreno "obbligato", precedentemente studiato e attrezzato dal nemico, avrebbe indotto qualsiasi altro generale ad un'attesa per l'attacco avversario, ma il re svedese, per sua sfortuna, non la pensò alla stessa maniera.

La battaglia
L'esercito svedese inziò il poprio schieramento nella notte tra il 27 ed il 28 giugno 1709. In considerazione dell'inferiorità numerica, gli uomini di Carlo XII avrebbero dovuto muovere ed attaccare con largo anticipo i russi che, nel frattempo, avevano già disposto buona parte delle loro attrezzature campali. Carlo XII scelse di lasciare al campo i pochi cannoni rimastigli per non rallentare le truppe, di schierare le cavallerie al seguito delle fanterie e di lasciare alcune guarnigioni a difesa delle trincee lungo la Vorskla. Lo schieramento svedese prevedeva che l'ala destra muovesse sotto il comando del generale Roos, la riserva centrale era a disposizione del Lowenhaupt, mentre il re scandinavo con il feldmaresciallo Rehnskjold si posizionarono al comando dell'ala sinistra. L'obbiettivo primario svedese era di accerchiare le ridotte "spartiacque" ed annientarle nel più breve tempo possibile.
Da parte sua lo Zar si limitò a posizionare parte delle proprie truppe in linea, dietro alle ridotte "orizzontali", lasciando al campo il grosso dell'esercito.



Battaglia di Poltava - Schieramenti
A causa della scarsa visibilità e della disposizione delle fortificazioni russe, l'offensiva svedese non avanzò in maniera omogenea. L'ala sinistra scandinava, al comando di Carlo XII, superò di slancio le ridotte e mise in fuga le fanterie e le cavallerie zariste che si trovò di fronte.
Al contrario, l'offensiva dell'ala destra si bloccò nel tentativo di di impadronirsi di ognuno dei fortini russi, dando il tempo ad una parte delle truppe russe rimaste all'accampamento di prenderli di spalle. I 10.000 zaristi sopraggiunti distrussero completamente l'ala destra svedese e il generale russo Rensel riuscì a prendere Roos prigioniero. In quel momento, Carlo XII si era bloccato, con le truppe al suo seguito, fra l'accampamento russo e i fortini di cui aveva tralasciato la conquista. La sua sosta fu dettata dalla vista di truppe in arrivo che credeva fossero quelle di Roos, mentre in realtà erano i 10.000 di Rensel che stavano avanzando contro di lui. Convinto di poter sferrare l'attacco finale con l'esercito praticamente intatto, mandò a chiamare le artiglierie e i cosacchi di Mazepa, ricevendo la notizia della disfatta di Roos in un secondo momento. Aggiornato sulla distruzione della parte destra del suo esercito, il re svedese decise di chiamare in suo soccorso le riserve di Lowenhaupt, il quale, sembra ricevette l'ordine esattamente opposto, visto che non si mosse dalla sua posizione originaria.


Battaglia di Poltava - Fase 1
Di certo, le riserve di Lowenhaupt non avrebbero cambiato le sorti di uno scontro che era stato ormai deciso, in favore russo, dalla sosta di Carlo. Ben 40.000 russi si schierarono tra gli svedesi e l'accampamento ungo la Vorskla , mentre le artiglierie zariste ne proteggevano l'avanzata contro i soli 4.000 svedesi.



Battaglia di Poltava - Fase 2
Eroicamente, gli svedesi avanzarono disposti in sei file di fanteria con le cavallerie ai lati, contro un nemico di dieci volte numericamente superiore: la metà degli scandinavi fu falciata delle artiglierie, mentre i sopravvissuti, dopo aver addirittura sfondato la prima linea russa, cozzarono inesorabilmente contro le altre linee di rincalzo.
Pochissimi svedesi tornarono vivi al loro campo, la maggior parte venne inghiottita dalla soverchiante massa di combattenti russi, oppure venne raggiunta dalle inesorabili sciabole della cavalleria zarista.
Nella mischia che si venne a formare, Pietro I, vista la sua enorme statura, venne colpito da ben tre pallottole, di cui una venne deviata dal crocifisso che portava al collo.
Carlo XII, venne messo in salvo da un gruppo di ufficiali dopo che 21 dei suoi 24 tra attendenti e portatori vennero uccisi da un colpo di cannone.



Battaglia di Poltava - Fase finale

Il bilancio
Alla fine della giornata gli svedesi avevano perso circa 9.000 uomini oltre a 2.800 prigionieri al Feldmaresciallo Rehnskjold ed altri altissimi ufficiali. I russi contarono, da parte loro, 1.300 caduti.
Il feldmaresciallo Rehnskjold, fu addirittura ospite del banchetto offerto dallo Zar Pietro subito dopo la fine della battaglia. Si narra che durante il pasto, lo Zar stesso promosse un' ironico brindisi in onore degli svedesi "maestri dell'arte della guerra", al quale lo stesso feldmaresciallo replicò tristemente "voi oggi li avete ben ringraziati". Con molto ritardo Pietro ordinò la carica delle proprie truppe contro quelle in ritirata di Carlo XII, che nel frattempo avevano già abbandonato il campo e si dirigevano verso il Dniepr. Il giorno successivo il re, con una piccola scorta, attraversò il fiume e si rifugiò in territorio turco, presso il quale sperava di poter riaccendere il conflitto in chiave anti-russa. Il comando delle truppe rimaste andò a Lowenhaupt che, il 30 giugno, si arrese con i 12.000 svedesi rimasti al generale russo Meshnikov.
Nessuno svedese partito per quella spedizione fece più ritorno a casa.
Le conseguenze
Se agli occhi dei cronachisti contemporanei, la battaglia di Poltava era solo uno dei vari conflitti che si svolgeva sui campi europei da quasi 2 secoli, oggi, lo stesso scontro, appare come una tappa storica per le vicende dell'intera Europa.
La vittoria russa segnò la dominazione dello Zar su Ucraina, Baltico e la riduzione del regno Polacco, portando nello scacchiere politico, economico e militare europeo un protagonista di prim'ordine. Ma l'avvicinamento "geografico" all'Europa, comportò anche una serie di variazioni nella condotta politica di Pietro I stesso. Lo Zar accelerò il processo di rinnovamento istituzionale e sociale del suo paese per avvicinarsi all'occidente, dovuto soprattutto al grande supporto datogli dalla sua nuova classe dirigente(installata non a caso dopo la vittoria di Poltava) di stampo "europeo". A questo punto Pietro venne dichiarato "Padre della Patria e Imperatore" e nell'anno 1721 nasceva ufficialmente la Russia.

Bibliografia :
http://www.arsbellica.it/default.htm
Le vie della Modernità,  Aurelio Musi, Edizioni Sansoni
La rivoluzione militare, Parker, il Mulino

di Alberto Giulio Ruvolo


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